La dislessia, intesa come disabilità selettiva della lettura (e quasi sempre della scrittura) comporta stress e vissuti di fallimento di fronte alle comuni richieste scolastiche. I dati suggeriscono che bambini e ragazzi dislessici vadano più soggetti dei loro coetanei a meccanismi di impotenza appresa, sintomatologia ansiosa, depressiva, e oppositivo-provocatoria, con rischio di strutturazione psicopatologica. Insomma la dislessia costituisce una minaccia alla qualità della vita: è questo un concetto multidimensionale che si trova al centro del lavoro di Daniele Mugnaini; c’è chi ne sottolinea gli aspetti oggettivi, intesi come l’insieme delle circostanze favorevoli presenti o comunque accessibili, e chi si focalizza sugli aspetti soggettivi, facendola coincidere con la soddisfazione personale e la percezione del proprio benessere. L’Organizzazione Mondiale della Sanità inquadra la qualità della vita della persona “nel contesto della cultura e del sistema di valori in cui vive, in relazione ai suoi obiettivi, aspettative, standard e preoccupazioni”: è questo un passaggio chiave, perché ci dà l’idea dell’intreccio esistente tra le condizioni oggettive di vita e i riferimenti valoriali-antropologici in cui il soggetto si trova immerso; sarà così possibile che uno stesso dato oggettivo, come il successo o l’insuccesso scolastico, assuma un’importanza diversa per persone portatrici di valori diversi: e questi ultimi non sono da considerarsi fissi e immutabili bensì come possibile oggetto di riflessione, come qualcosa su cui lavorare, al pari del dato oggettivo stesso.
Coerentemente con questa idea di lavoro su di sé e sulla relazione, la seconda parte del libro consta di concetti psicologici ed educativi brevemente introdotti, accompagnati da una serie di domande raggruppate in tabelle che l’adulto potrà porre a sé stesso ed al bambino-ragazzo per stimolare la riflessione a livello sia intrapersonale che interpersonale, nel contesto educativo e familiare. Ogni tabella è accompagnata da brevi testimonianze di insegnanti e genitori, anche se il più, come nota l’autore, “è da cercare dentro di sé, fra soggetti coinvolti e interessati, o nell’ambito di un rapporto di consulenza”.
In conclusione, una buona chiave di lettura del lavoro di Mugnaini consiste nel vedere lo stress, quando affrontato con le giuste risorse ambientali e psicologiche, non solo come un fattore di rischio, ma potenzialmente anche come una preziosa opportunità di crescita: invece che distrutti, impoveriti o semplicemente normalizzati è possibile uscirne arricchiti: sarà necessario promuovere l’ottimismo, l’autoefficacia, l’impegno a restare coinvolto, a mantenere controllo e, sopra ogni cosa, a vedere tutto, inclusa la dislessia, come una sfida: una sfida che è possibile vincere.